Giovedì, 21 Novembre 2024
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Intervista ad Alessandro Gulmini, mister Atletico Vigarano

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Quando è nata la tua passione per il calcio?
La passione per il calcio c’è sempre stata, anche se in maniera differente: all’inizio mi piaceva guardare una partita intesa come puro spettacolo, ora mi piace guardarla con occhi più critici ed il vero spettacolo per me è analizzarla a fondo in tutte le sue meccaniche. Guardo moltissime partite di ogni campionato, anche quelli minori e stranieri: c’è sempre qualcosa di interessante per me.



Ci parli della tua esperienza in questo sport?
Ho smesso di giocare molto presto, subito dopo il settore giovanile. Non ho trovato, negli allenatori con cui mi sono confrontato da giocatore, quel qualcosa in più e quelle competenze tecniche e specifiche di cui si ha bisogno in questo settore. Adesso, dopo vent’anni di studi e panchine, ho capito molte cose e sono molto soddisfatto del mio percorso. Posso affermare di non avere rimpianti.

Da quanto alleni?
Ho iniziato ad allenare molto giovane, facendo molte esperienze tra calcio e calcio a 5, sia maschile che femminile, oltre a vari anni nel settore giovanile che ho dovuto abbandonare a malincuore per motivi di lavoro. Senza dubbio tra tutte queste categorie, quella che mi dà più soddisfazioni è il femminile: le ragazze hanno una voglia di apprendere estremamente superiore ed è un piacere per me lavorare in questo settore.

Che allenatore sei? I tuoi pregi e difetti
Sono sempre stato abituato a fare con quello che si ha in casa, senza grosse pretese, l’unico dal quale pretendo sempre molto sono io, mi piace la cura dei dettagli e credo nella metodologia del lavoro. Mi piace e ritengo fondamentale per un allenatore la preparazione e l’aggiornamento costante: al momento ho il patentino UEFA B ma l’ambizione di conseguirne uno più qualificante c’è sempre. Non saprei dire quali sono i miei pregi e i miei difetti, bisognerebbe chiedere a chi ho allenato ma spero di aver trasmesso qualcosa a tutti.

Sei alla prima stagione a Vigarano: presupposti e sensazioni?
La società è composta da persone fantastiche trascinate dal presidente che con il suo entusiasmo, a volte fin troppo eccessivo, porta avanti questo progetto e che mi ha colpito e convinto ad accettare l’incarico. L’obiettivo per questa stagione è la qualificazione alle fasi finali, ma non ci fermiamo a quello: l’obiettivo principale è la crescita delle ragazze e attraverso questa arrivare più in alto possibile. Ci vuole tempo ad assimilare le informazioni quando si inizia a lavorare in un modo differente ma queste ragazze bruciano le tappe e l’ultima partita ne è stata la conferma.

Ti descrivi a tutto tondo? Hai un motto in particolare a cui ti ispiri?
Sono un allenatore che preferisce rimanere in secondo piano, i protagonisti devono essere chi va in campo. Di conseguenza, preferisco descrivermi attraverso il momento della mia squadra. Quando sono arrivato ho trovato una situazione che non mi piaceva: un primo gruppo di ragazze, trascurato dal punto di vista tecnico tattico e dal minutaggio ridotto e un altro gruppo di ragazze più esperte che mi sembrava svigorito dopo la finale persa la scorsa stagione. Dopo pochi mesi ci troviamo di fronte ad un gruppo unico, una squadra, dove tutte sono coinvolte e giocano ogni partita, anche se con minutaggi differenti. In più, chi gioca da tanti anni, anche dieci o venti, spinta dalla curiosità di un metodo di lavoro differente è tornata a mettersi in gioco. Tutto questo mi rende molto contento del lavoro fatto finora e mi spinge a fare sempre meglio. In sintesi, non ho un vero e proprio motto, ma ciò che queste ragazze mi trasmettono è la mia fonte d’ispirazione più grande.

e.f.

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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Firenze il 15 settembre 2016  n. 6032.
Direttore Walter Pettinati - PROMOITALIA Editore.

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